E così sia.

Un altro a scrivere in questo nuovo, garbato e gentile figliolo della Rete.

La fotografia praticata (da me) non la gradisco granché, ancor meno praticata da altri se ne sono il (consapevole) protagonista, ma, sempre più spesso, ne apprezzo la sincerità e la modestia intrinseche di arte “minore”.

Ho passato momenti stranianti scorrendo queste inaspettate parentesi.

E’ come se tutto quello che immagino sull’America, ora veda il suo fondarsi tra i palazzoni, gli spazi instancabili e i volti quasi sempre altrove di una nazione che non ci stancheremo mai di guardare.

Gli stereotipi ritrovano la forza e il senso delle origini di una mitologia laica di cui sempre più non possiamo non essere parte.

Infatti, nulla mi pare cambiato in mezzo al caos dei nostri giorni, nulla di quello che conta, cioè la vita delle persone, come quella dell’autrice, in cui la sintesi è d’obbligo.

Nasci, ti sposti, cerchi e trovi un lavoro, nel frattempo hai un hobby e prima di morire puoi dire di aver fatto qualcosa di bello per cui è valso lo sforzo.

La differenza rispetto a milioni di altri è che qualcuno di lei alla fine (anzi dopo) se n’è accorto.